Il Sud Letterario 

  Dando alle stampe la rivista «Il Sud Letterario», sentiamo tutto l’orgoglio di aver saputo combattere e vincere una grande battaglia. E’ stata una lotta aspra e dura, durante la quale abbiamo potuto da un canto mettere a foco le nostre energie giovanili sbaragliando e superando tutti gli accidenti del momento difficile che attraversiamo e le iattanze dei miopi intellettualoidi vicini e lontani, dall’altro apprezzare il valido aiuto materiale e morale e la collaborazione di tutti i veri amici che, come noi, hanno nella vita un ideale. A molti siamo apparsi dei sognatori, ad altri degli illusi; molti ci hanno deriso; ma noi convinti che il risorgere della Patria dipende in massima parte dalla rieducazione del popolo, dal rinnovamento dei costumi ora pervertiti, malandati per la guerra perduta, abbiamo continuato nella nostra impresa più coraggiosi dinanzi agli ostacoli, più forti dinanzi al disprezzo e all’indifferenza.

  Abbiamo creduto e crediamo perciò alla missione della letteratura, oggi, purtroppo, in ribasso, sotto certi aspetti, sia in rapporto alle letterature straniere che alla nostra stessa dell’Ottocento. Molta poesia e molta prosa si trascinano ancora nella scia di correnti letterarie sorpassate, con vero fanatismo, a discapito della letteratura nazionale, e non si vuol credere ai pochi e incompresi scrittori italiani che, in certo qual modo, hanno saputo mantenere nel periodo della goffa letteratura di parte, alto il prestigio della tradizione letteraria italiana.

  Come si volle allora monopolizzare l’arte e la letteratura, oggi ancora, ahimè!, esistono, e tendono a svilupparsi e ad imporsi movimenti culturali con intenti commerciali, escludendo o soffocando ogni altra iniziativa che venga dal Mezzogiorno nell’interesse della cultura nazionale.

  Se questo fu o è ancora un grave errore, s’impone a tutti coloro che sentono amor per l’arte, ricorrere ai ripari. Ed un riparo esiste, ed è, uscire dal solipsismo, dal miopismo, rompere le barriere regionalistiche, pensare, se non si vuole restare immersi nel turbine di una società senza volto e senza nome, che una reciproca intesa, e una più esplicita comprensione sono il mezzo più legittimo, acciocché la luce del pensiero italiano continui ad illuminare come nel passato.

  Ma tutto questo non esclude una diretta difesa del nostro Mezzogiorno, al quale si guarda come ad una terra senza vita e senz’anima. Ed a torto, perché a difendere la nostra terra sorgono i secoli passati pieni di storia, da quando la sacra prora di Enea toccò le nostre spiagge ed il mitico Diomede penetrò nel seno uriatico; pieni di civiltà, da quando il pensiero greco orientale passò sulle sponde sicule; sorgono i nomi di Archita, di Ennio, di Orazio, di Nicolò De Apulia, di Sole, e Paisiello, Mercadante, Bovio, Fortunato, Pirandello, Torraca; continuano il nome glorioso del Mezzogiorno Croce, Salvemini, Fraccacreta, Surico, Lopez ed altri ancora.

  E affermando ciò, siamo spogli del più gretto campanilismo. Abbiamo dinanzi ai nostri occhi una visione nazionale. E pertanto facciamo appello a tutti gli uomini di buona volontà che con noi vogliono scendere nella lotta con tutte le proprie capacità ed energie. Ma perché ciò si compia, è bene che gli uomini sentano la vita al di sopra dell’egoismo e credano, fiduciosi, negli eterni valori dell’umanità e nel sicuro risorgimento della Patria.

  Sono fissati così i punti generali del programma della nostra rivista, alla quale auguriamo il maggior successo che spetta ad ogni idea nobile.

Dino De Lucia   
       
    

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