Nel 2003 ricorre il trentesimo anniversario della morte di mio padre. Che non ho conosciuto!

  E, ciò che -più di ogni altra cosa- mi ha spinta a realizzare questa pubblicazione, è stata la necessità di riordinare i ricordi che, di mio padre, mi sono stati tramandati da parenti ed amici; di sistemare storicamente i passaggi fondamentali del suo percorso politico, letterario e professionale, e, infine, di ricostruire l’immagine di un uomo dotato di particolari pregi, ma fatto oggetto dalla cattiva sorte.

  Operazione -anche sorretta da esigenze psicologiche- che aveva già dovuto compiere egli stesso. Nato nel 1916, nel pieno del primo conflitto mondiale, non aveva conosciuto suo padre Antonio, modesto cavamonte, morto il giorno prima della sua nascita a causa di ferite riportate nella Battaglia del «Piave». Divenuto adulto, sentì l’esigenza di mettersi alla ricerca di notizie e dati sulla fine del proprio genitore, che scoprì essere stato sepolto nel Cimitero monumentale di Redipuglia. Circostanza di cui andò sempre fiero e che, certamente, contribuì a forgiarne il carattere e le scelte politiche.

  Dino De Lucia, dunque, politico, ma anche poeta e scrittore, pubblicista e, poi, professore accattivante di Italiano e Storia. Non è stato certo difficile risalire ad ognuna di tali esperienze, giacché sono numerose le «tracce», materiali e morali, lasciate in giro e, dopo trent’anni, ancora nitide.

  Riguardo al suo impegno pubblico, occorre dire con molta franchezza che la politica locale, sino a ieri, non gli aveva ancora tributato i giusti riconoscimenti. Forse i segni dello scontro, che fu anche aspro, erano riusciti a sopravvivere anche alla sua vicenda umana. Ciò a differenza -e il dato è di gran lunga più importante del primo- di quanto sia avvenuto nella società civile. Nella quale, ancora oggi, è facile imbattersi in cittadini -altamurani, ma anche di tante altre città pugliesi, lucane o sparse in giro per la penisola-che ne ricordano l’impressionante carica umana, le straordinarie doti dialettiche ed oratorie, l’onestà e la passionalità innate. Sicché, non potendo citare le centinaia di comuni cittadini, si è scelto di chiedere un ricordo ad alcuni uomini politici attualmente in carica o che abbiano ricoperto cariche pubbliche. Sia della propria parte politica, che di quella avversa.

  Il Dino De Lucia letterato è, forse, meno conosciuto in città. E, se non fosse per «I Canti della Murgia», raccolta di poesie che affrontano i temi, a lui più cari, della terra murgiana -sia sotto l’aspetto naturalistico, che umano- e che costituiscono il primo tentativo in assoluto di denunzia, tramite un’espressione poetica, delle condizioni sociali, economiche e politiche di questa parte di Puglia, probabilmente nessuno in città potrebbe riconoscergli tale qualità. Invece, benché l’esperienza poetica abbia avuto una veste editoriale solo negli anni Sessanta, essa trae spunti e motivazioni da studi umanistici e da precedente attività letteraria e critica. Nel gennaio del ‘47, a Matera, dove insegnò e condusse una vita intellettuale intensa e significativa, fondò e diresse la rivista «Il Sud Letterario», che vide la collaborazione di nomi illustri, da T. Fiore, a U. Fraccacreta, da G. Salvemini a F. M. Pugliese. Scrisse e pubblicò «A proposito de l’amante di Lady Chatterley». Scrisse -pur restando inediti e non rinvenibili- un romanzo dal titolo «La sete» ed un’opera biografica dedicata a «La vita e l’opera di Canio Musacchio». E’ stato, invece, rinvenuto, benché giammai assurto a dignità editoriale, «Il sole sulla Murgia», un romanzo storico, come ben potrebbe definirsi il genere.

  C’è, inoltre, da tener conto di un’intensa attività giornalistica, svolta esemplarmente con articoli apparsi su giornali locali, regionali ed anche nazionali. E lì già s’intravedono tutte le caratteristiche e le tendenze dell’uomo. Dal politico che affrontava i temi sociali delle condizioni di vita delle popolazioni di Grassano o Irsina, ma anche della sua Altamura, all’intellettuale impegnato che affrontava temi di critica letteraria. Dal semplice informatore, ma sempre grande polemista, che si cimentava anche con i più modesti temi di cronaca locale, al narratore appassionato di storie entusiasmanti.

  Infine, non può essere dimenticata la figura del professore di Italiano e Storia, amato, stimato e compianto da varie generazioni di studenti che, dopo averlo accompagnato sino all’ultima dimora, portandone sulle spalle il feretro, continuarono a raccontare per anni del suo portamento autorevole, del suo carattere buonissimo, della capacità di calamitare la loro attenzione anche su temi non sempre bene accetti, degli insegnamenti storici e politici.

  E’ questo il ritratto che di mio padre sono riuscita a ricostruire. Ed al quale ho voluto dare, dopo trent’anni, un’organicità d’insieme. Come se avessi voluto collegare tutti i pezzi di un mosaico. Rivivendo nell’immagine finale quell’essenza che, invece, a pezzi non poteva venire fuori.

    Marzo 2003

Marigrazia De Lucia         

    

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