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![]() Politico e Poeta d'altri tempi |
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E in un altro passaggio, stigmatizzando i vecchi agrari
meridionali «chiusi nel loro inqualificabile egoismo», aggiunse: «E’
dominante in essi la mentalità che le cose possono andare come sempre
sono andate e vanno e che il bracciante e il valano si accontentano di
poco o di nulla…»
Scioperi,
manifestazioni e scontri spinsero l’esecutivo a varare una riforma
destinata alle aree di maggiore arretratezza. Il governo s’impegnò a
ridistribuire tra i contadini una parte delle terre abbandonate. Istituì
la Cassa del
Mezzogiorno, con l’intento di avviare lo sviluppo delle
zone depresse attraverso una gran mole di opere pubbliche e la
realizzazione di strade, acquedotti, impianti. Nella realtà, le cose
andarono in modo diverso. La riforma agraria, contestata dai latifondisti
e criticata da molti osservatori per le sue lacune ed i suoi limiti, lasciò
irrisolti numerosi problemi.
Il
progetto concepito da De Gasperi e Segni, originariamente, aveva mirato
all’espropriazione e al frazionamento di circa 3.700.000 acri di terre
incolte da assegnare ai contadini; ma, in seguito, grazie alle pressioni
provenienti da ogni parte, era stato ridimensionato, con la conseguente
assegnazione di un numero inferiore di terre. La cattiva gestione del
denaro pubblico, le assegnazioni clientelari, la nascita di aziende
scarsamente produttive, fecero il resto.
Nella
neonata Repubblica e, in particolar modo, nel Mezzogiorno, povertà ed
analfabetismo tartassavano i ceti più deboli. Nel 1951, il 77% degli
italiani aveva solo la licenza elementare. Il 13% era costituito da
analfabeti (nel Sud, questo valore saliva al 25%). I laureati
rappresentavano l’1% della popolazione. L’obbligo scolastico giungeva
fino a 10 anni. Il 40% della popolazione attiva era costituito da operai
ed il 30% da contadini.
«Veniamo a conoscenza che quei tre mucchi di tufi, distanti qualche metro, nell’atrio, all’aria aperta, d’estate e d’inverno, sotto il sole, la pioggia, la neve, il vento, sono le cucine per sette famiglie. Incredibile ma vero. Come mai è possibile? «Eppure risponde svelta una donna è possibile! Bisogna vedere quando piove! La legna si bagna, il fuoco si smorza e devi gettar fiato per far riprendere la fiamma. Se tira vento, la cenere fa mulinello e penetra nel calderone. Bisogna incominciare daccapo. Finché è acqua, si va alla fontana a trecento metri e tutto va liscio, ma, pensate, quando nella caldaia c’è la pasta. La devi risciacquare perché non abbiamo soldi per ricomprare l’altra!»
«Sono
orgogliose queste donne di denunciare alla stampa il loro inumano e
bestiale modo di vivere. «Venite, entrate, vedete» pag. 3 di 7
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A
mio padre
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